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Il triste destino degli eredi di Augusto

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Quando Ottaviano Augusto si impose come primo imperatore di Roma, il problema della successione divenne una questione cruciale. Il Principato non era ancora un’istituzione formalizzata, e garantire la stabilità del potere significava trovare un erede in grado di consolidare l’operato del princeps. In questo scenario, due nomi emersero come favoriti: Gaio e Lucio Cesare, i nipoti di Augusto.

Ancora oggi la loro immagine compare sulle monete coniate all’epoca di Augusto, ma il destino aveva altri piani. Una morte giunta prematuramente spezzò i loro sogni e cambio per sempre la storia dell’Impero Romano.

L’ascesa di Gaio e Lucio

Figli di Marco Vipsanio Agrippa e di Giulia, la figlia di Augusto, Gaio e Lucio vennero adottati dal nonno nel 17 a.C., entrando a pieno titolo nella corsa alla successione. Augusto li presentò al popolo come suoi eredi designati, conferendo loro titoli e poteri straordinari in giovane età. Gaio ricevette il titolo di principe della gioventù nel 5 a.C., seguito da Lucio nel 2 a.C. Entrambi vennero avviati a una carriera politica e militare che li avrebbe dovuti preparare a governare l’Impero.

Ai due giovani eredi venne dedicato il portico antistante la facciata della basilica Emilia a Roma, la cui iscrizione è ancora visibile nell’area archeologica del Foro Romano. Li vediamo raffigurati insieme anche in un denaro d’argento sulla faccia opposta a quella dove è effigiato l’imperatore. Una traccia che rappresentava inequivocabilmente la volontà di Augusto.

Denaro di Augusto

Denaro d’argento di Augusto (Impero Romano, 27 a.C. – 14 d.C.) – Peso 3,80 gr, Diametro 18 mm

Sul rovescio di questa moneta, Gaio e Lucio sono posizionati uno di fronte all’altro mentre indossano una toga e sostengono una lancia e uno scudo. Poggiati a terra, si vedono due strumenti sacrificali: il simpulum e il lituus. Il primo è una sorta di mestolo di forma cilindrica con un lungo manico usato dai sacerdoti per libare, cioè fare offerte sacrificali ad una divinità di alimenti liquidi pregiati, quali ad es. vino, latte o miele, destinati ad essere versati sulla testa della vittima prima di procedere al sacrificio. Il lituus invece è un bastone ricurvo, simile a un pastorale molto corto, che gli àuguri impugnavano scrutando il cielo stellato per formulare i loro oroscopi.

La morte prematura degli eredi di Augusto

Il destino, tuttavia, si dimostrò avverso ai piani di Augusto. Nel 2 d.C., Lucio morì improvvisamente a Marsiglia, probabilmente a causa di una malattia. Era giovane, ambizioso e nel pieno della preparazione per assumere un ruolo di primo piano nell’Impero. La sua scomparsa lasciò un vuoto enorme e alimentò speculazioni su possibili intrighi di corte.

Due anni dopo, nel 4 d.C., Gaio, ferito durante una campagna militare in Oriente, morì a Limira, in Licia. La sua morte fu altrettanto sconvolgente: dopo mesi di sofferenza, il giovane principe non riuscì a riprendersi, portando alla fine definitiva delle speranze di Augusto di lasciare l’Impero nelle mani della sua discendenza diretta. La perdita di entrambi i giovani

Un nuovo piano: la scelta di Tiberio

La morte di Gaio e Lucio costrinse Augusto a rivedere i suoi piani. Fu così che nel 4 d.C. adottò Tiberio, figlio di Livia Drusilla e appartenente alla dinastia Claudia, garantendogli la posizione di erede. Con la morte di Augusto nel 14 d.C., Tiberio salì al trono, ma l’impero perse l’opportunità di essere guidato da una generazione giovane e allevata nel culto del primo imperatore.

La fine prematura di Gaio e Lucio Cesare non fu solo una tragedia familiare, ma anche un punto di svolta per la dinastia giulio-claudia, determinando il futuro dell’Impero Romano. Se fossero sopravvissuti, avrebbero potuto mantenere il Principato in un ambito più strettamente giulio, forse ritardando o evitando il potere assoluto di Tiberio e la successiva instabilità dinastica.

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