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Come l’Oriente trasformò l’imperatore romano in un dio

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Come l’Oriente trasformò l’imperatore romano in un dio | Bolaffi Stories

A partire dal III secolo d.C., l’imperatore non fu più lo stesso: da uomo comune si trasformò in un essere immortale, in un dio. Con la divisione dell’impero Romano, l’influenza dell’Oriente modifica profondamente l’immagine dell’imperatore e il modo in cui questo viene rappresentato. Oggi, le effigi sulle monete testimoniano in modo netto e indelebile come si è evoluta questa figura nel corso dei secoli.

La divisione dell’Impero Romano in Occidente e Oriente

In età romana, la figura dell’imperatore subì un enorme cambiamento nel corso del tempo, in particolare con l’imperatore Diocleziano che per primo scardinò il sistema imperiale organizzato da Augusto. Capì infatti che l’Impero era ormai diventato troppo vasto per essere retto e governato da una sola persona. Per questo motivo, nel 285 associò al suo potere un altro Augusto, un suo vice, e lo nominò nella figura di Massimiano a cui affidava la parte occidentale dell’Impero, mentre teneva per sé la parte orientale che inevitabilmente lo influenzò per tutta la sua vita.

Mappa dell'Impero Romano d'oriente e d'Occidente

La mappa dell’Impero Romano diviso in Oriente e Occidente

Se in questa prima fase l’Oriente assumeva per la prima volta un ruolo centrale nell’Impero Romano, fu solo a partire da Costantino che raggiunse il centro assolutistico del potere. Fu lui, nel 324, a prendere l’incredibile decisione di spostare la capitale da Roma, che era stata il centro millenario dei Cesari, all’Oriente. Scelse il sito di una città antica, Bisanzio, e la trasformò nella nuova Costantinopoli. Ormai l’Oriente aveva inglobato gran parte dell’Impero Romano.

L’imperatore divenne un dio

L’imperatore si allontanò completamente da quella che era la concezione del princeps voluta da Augusto, cioè dell’imperatore come primus inter pares. Secondo questa concezione, era sì caricato di una carica politica, ma non si allontanava troppo dalla cittadinanza e si manteneva sullo stesso livello del Senato e dei suoi cittadini. L’imperatore era ancora un essere mortale.

Da quel momento, l’imperatore di poneva come dominus (signore) e, influenzato dall’Oriente, si poneva di fronte ai suoi cittadini come un monarca orientale, un re ad esempio delle dinastie dei Parti e dei Sasanidi. L’imperatore diventava un Dio sceso in Terra, chiuso nei propri palazzi e completamente lontano e distante dalla società comune.

Questo concetto è ben evidente nella monetazione. Proprio a partire dal 305, possiamo notare una marcata differenza nelle effigi delle monete d’oro rispetto ai secoli precedenti. Per esempio, la dimensione dell’effigie (testa e busto) si fece più grande, mentre lo stile, l’ornamento e soprattutto lo sguardo si fecero più stilizzati e impersonali.

Le monete di Nerone (54-68 d.C.)

Il primo aureo di Nerone è risalente alla prima fase del suo regno. L’imperatore prese il potere molto giovane, nel 54, così nella raffigurazione realistica vediamo proprio i tratti di un adolescente.

Se invece guardiamo la moneta d’oro appartenente ad un periodo più avanzato del suo regno, vediamo un Nerone completamente diverso. Viene realizzato con dei tratti da adulto e il ritratto è talmente realistico che possiamo notare quasi un’incombente obesità presente sul volto, simbolo di una vita non propriamente morigerata.

Monete d'oro di Nerone

Aurei di Nerone giovane (59-60 d.C.) e adulto (64-65 d.C.)

Nonostante la storia lo abbia tramandato come un tiranno, Nerone non volle allontanarsi da quella che era la società comune. Per questo motivo, lo vediamo invecchiare sulla moneta.

La moneta di Costanzo II (337-361 d.C.)

Al contrario, nel solido di Costanzo II, di epoca più avanzata, è avvenuta la transizione della figura dell’imperatore. Vediamo infatti dei tratti stilizzati che caratterizzano la figura, come tutte le monete del suo secolo. Se compariamo la stessa effigie con quella del padre Costantino o di Licinio, non troviamo nessuna differenza.

La caratteristica principale è la presenza del diadema, della corazza e dei simboli del potere che tiene in mano: da una parte lo scettro, simbolo del potere assolutistico, e dall’altro la mappa, un drappo di tessuto che veniva gettato dall’imperatore nell’arena per fare iniziare le corse dei carri.

Moneta d'oro di Costanzo II

Solido di Costanzo II (357 d.C.)

Soffermiamoci sullo sguardo dell’imperatore, uno sguardo rivolto verso l’alto che, secondo alcuni studiosi, voleva connettere l’imperatore al dio cristiano scelto da Costantino, ma che in realtà guarda verso l’alto e si allontana dal mondo terreno e dai suoi concittadini, ponendo l’imperatore in una sfera divina e ultraterrena.

Le monete degli imperatori romani

In questa puntata di Bolaffi Stories abbiamo parlato di queste monete:

  • Aureo di Nerone (59-60 d.C.)
  • Aureo di Nerone (64-65 d.C.)
  • Solido di Costanzo (II 357 d.C.)

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