Un solo nome unisce un’epica battaglia, cruciale per il destino politico dell’Europa, e una delle monete più iconiche della storia numismatica. Quel nome è Marengo.
Alle 8 del mattino del 14 giugno 1800 a Marengo, nella piana di Alessandria, l’Armé d’Italie, guidata da Napoleone Bonaparte affrontò l’esercito austriaco del generale Michael von Melas. L’inferiorità numerica delle forze napoleoniche (18 mila soldati contro 40 mila) lasciava presagire un destino segnato ma, poche ore dopo, novemila uomini del generale Louis Desaix arrivarono in soccorso di Bonaparte, invertendo le sorti del conflitto. I francesi reagirono e, dopo aspri combattimenti, sbaragliarono l’esercito austriaco e riaffermarono il loro dominio su tutta l’Italia del nord. Gli Austriaci si ritirarono frettolosamente oltre il Mincio, fu firmato l’armistizio e il 16 giugno a Milano fu restaurata la Repubblica Cisalpina.
A Torino, con il ritorno dei Francesi, fu proclamata la Repubblica Subalpina. La ritrovata indipendenza venne celebrata con l’emissione di nuove monete che avrebbero lasciato il segno. Tuttavia, la rinata Repubblica subalpina non ebbe una vita molto lunga: l’11 settembre 1802 Napoleone, che ormai aveva consolidato il suo potere, decretò l’annessione di tutti i territori alla Francia.
I soli 27 mesi di vita della Repubblica Subalpina furono comunque un tempo sufficiente per dare vita a una rivoluzione monetaria. A Torino furono coniate, altre alle monete da 5 franchi in argento (i primi scudi), bellissime monete d’oro dal valore nominale di 20 franchi: erano i primi marenghi della storia, e portavano la firma dell’incisore Amedeo Lavy. La fama di questa moneta sarà tale che, da allora, tutte le monete di peso e titolo equivalenti verranno chiamate appunto marenghi. Con queste monete veniva introdotto per la prima volta in Italia il sistema decimale francese.
Marengo d’oro 20 franchi (Repubblica Subalpina, 1802) : peso: 6,45 gr; diametro: 22 mm
Sul diritto, sopra l’elegante effigie della dea Minerva, campeggia una delle prime scritte “Italie” nella storia della numismatica. Sono significative anche le indicazioni temporali (“An 9” o “An 10”) situate sotto la scritta “20 Francs”, secondo il calendario dell’era repubblicana istituito da Napoleone nel 1792.
Sul rovescio, le parole “Liberté” e Egalité” richiamo ai valori fondanti della Rivoluzione francese del 1789, sono seguite, in basso, dal termine “Eridania”, che indica la terra attraversata dal Po (Eridanus per i romani). La scelta di questa parola fu un modo originale e suggestivo per enfatizzare la presa di possesso da parte di Napoleone dell’Italia del nord.
Un aspetto curioso riguarda l’apparente errore “Marenco” invece di “Marengo” dovuto, secondo le tesi più accreditate, a una distorsione dialettale del nome della località piemontese teatro della battaglia, ma anche alla diffusione, nello stesso territorio, del cognome “Marenco”. Una sorta di refuso, che in qualche modo ha fatto storia e che ha contribuito alla notorietà di questa moneta, coniata per soli due anni, nel 1801 e 1802.
Infine, è interessante notare come la scritta “L’Italie delivrée a Marenco” rappresenti una sorta di efficace slogan politico in moneta. Il significato è chiaro: in quel fatidico 14 giugno del 1800 non fu solo la Repubblica Subalpina a ritrovare la perduta libertà ma lo fu tutta la penisola italiana. Una prospettiva, questa, che poneva le basi per un progetto di nazione, che avrebbe visto la luce solo decenni più tardi, con il Risorgimento. In quegli anni però, la nascita del primo marengo della storia rappresentò l’inizio del mito.