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«Manterrò per il bene delle Russia intera il principio dell’autocrazia assoluta, nel modo fermo e deciso come l’ha fatto mio padre». Con questa dichiarazione d’intenti, Nicola II fu incoronato zar di Russia il 26 maggio 1896. Figlio di Alessandro III, apparteneva alla lunga dinastia dei Romanov, che vantava tra i suoi discendenti personalità leggendarie come Pietro I e Caterina la Grande. Se questi due illustri predecessori avevano attuato un’intensa opera di modernizzazione della Russia, sotto il governo del padre molte di quelle riforme furono abolite. Il figlio, Nicola II, ultimo zar di Russia, salì al trono con la volontà di proseguire a governare con il “pugno di ferro”. Tuttavia, questa scelta non avrebbe potuto evitare la spontanea e inattesa rivolta popolare che nel 1917 avrebbe portato alla caduta dell’ultimo zar di Russia e alla fine della dinastia dei Romanov.
Lo stemma della dinastia dei Romanov, l’elemento comune che campeggia su tutte le monete di Nicola II, costituisce una rappresentazione emblematica della storia russa. Esso si sviluppò a partire dall’aquila bicipite, rappresentazione simbolica dei due poli di attrazione all’interno dei quali si gioca la storia della Russia: la cultura cosmopolita europea a ovest e il ricco e sterminato territorio siberiano a est. Il simbolo dell’aquila bicipite trae infatti le sue origini dall’Impero bizantino, la cui eredità politica e religiosa è stata sempre rivendicata dalla Russia. Sul petto dell’aquila bicipite compare l’emblema di Mosca, San Giorgio a cavallo nell’atto di trafiggere il drago, che nel tempo sostituì gli emblemi dei vari feudi entrati a far parte dello stato unitario russo, trasferiti sulle ali dell’aquila, a suggerire un significato altrettanto chiaro: sebbene l’impero russo fosse costituito da molti territori e dai relativi popoli, il suo cuore era a Mosca.
15 rubli d’oro (Unione Sovietica, 1897) – Diametro 25 mm; Peso 12,90 gr
Come anche in altri stemmi imperiali, l’aquila bicipite tiene negli artigli lo scettro, simbolo del comando, e il globo crucigero, un globo simbolo della sovranità imperiale fin dall’antica Roma, al quale, secondo la tradizione instaurata dagli imperatori bizantini, viene sovrapposta una croce per indicare che quella sovranità è esercitata in nome di Dio.
Anche nei valori nominali delle monete d’oro di Nicola II si manifesta il duplice orizzonte verso il quale la Russia è costantemente rivolta: il valore del rublo fu fissato a 4 franchi/lire dell’Unione latina, in modo tale che una moneta da 7,5 rubli avesse lo stesso contenuto in oro fino di una moneta da 20 franchi/lire e quindi fosse con essa intercambiabile. L’Unione latina era una convenzione monetaria che legava Francia, Italia, Belgio, Svizzera e Grecia, ma il suo standard monetale era adottato volontariamente anche da molti altri stati, quali Spagna, Finlandia, Romania, Bulgaria, Serbia e Montenegro. Questo rende evidente l’intento russo di favorire, attraverso la moneta, gli scambi commerciali con l’area economica europea, mantenendo però la regolazione della vita economica interna nell’ambito della tradizione consolidata.
Sotto Nicola II, furono coniate monete da 5 e 10 rubli per la circolazione interna e monete da 7,5 e 15 rubli, in un rapporto aritmetico semplice con le prime, prevalentemente destinate alla regolazione di transazioni commerciali con l’area monetaria dell’Unione latina. Anche le due principali monete in argento obbedivano a questo standard, mentre le monete da 20 e 10 kopechi erano coniate in argento di titolo basso secondo la tradizione delle monete divisionali russe, così come, nell’Unione latina, valori analoghi erano coniati in nichelio o in rame, senza un preciso rapporto fra valore nominale e valore intrinseco.
Le monete di Nicola II furono coniate a San Pietroburgo, la capitale dove aveva sede anche la zecca imperiale; tuttavia, dovendo sostituire rapidamente tutto il circolante in seguito alla riforma monetaria e poiché la zecca imperiale non aveva una capacità produttiva sufficiente, fra il 1896 e il 1899 la coniazione di una parte delle monete d’argento fu commissionata a Parigi e a Bruxelles, non a caso due capitali di Stati che aderivano all’Unione monetaria latina. Dopo la rivoluzione del 1917 tutte le coniazioni circolanti di Nicola II, monete e banconote, fu posto fuori corso e sostituito da una monetazione cartacea di emergenza, con emissioni anche di carattere locale, fino al 1921 quando ricomparvero emissioni metalliche anche in argento. La circolazione dell’oro fu tollerata ancora per qualche anno fino al 1923, quando furono emessi i chervonets, monete destinate al commercio con l’estero che riportano raffigurazioni ed emblemi tipici dell’Unione sovietica.
Specchio fedele della storia e della condizione politico-economica dello stato emittente, le monete ne riflettono anche la storia economica e artistica. Per quanto riguarda l’aspetto artistico le monete di Nicola II non fanno eccezione: furono monete realizzate dai migliori incisori russi dell’epoca e risaltano per gradevolezza estetica. Anche sotto questo profilo, sono degne di un posto di rilievo nello scrigno di ogni collezionista.
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