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La corona radiata di Filippo II re di Spagna

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21 Luglio 2025
Filippo II d'Asburgo

Una corona radiata spicca al centro della doppia milanese di Filippo II, moneta d’oro coniata come multiplo dello scudo d’oro che poi si diffuse anche nella penisola italiana. Quel simbolo, che rimanda agli imperatori romani e al sole divino, si inseriva in un contesto di tensione tra il ramo spagnolo e quello austriaco degli Asburgo e di grande influenza in Europa e nel Nuovo Mondo.

La corona radiata affermava la legittimità di Filippo II sui vasti possedimenti in Europa e oltremare, richiamando la potenza dell’Impero Romano e una chiara associazione del sovrano alla sfera divina.

La dominazione spagnola su Milano

Dopo la vittoria imperiale su Francesco I di Francia nella battaglia di Pavia (1525), il Ducato di Milano passò stabilmente sotto il controllo degli Asburgo. Ma fu solo con Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Spagna, che la città entrò a far parte dell’immenso sistema imperiale asburgico.

Nel 1556, Carlo V abdicò, dividendo i suoi domini tra il fratello Ferdinando I, a cui andò la corona imperiale del Sacro Romano Impero (Germania, Austria, Boemia), e il figlio Filippo II, che ricevette la corona di Spagna, insieme ai territori italiani (Napoli, Sicilia, Sardegna, Stato di Milano), i Paesi Bassi e le colonie in America e Asia.

Filippo II divenne così sovrano di un impero vastissimo, ma senza la corona imperiale. Il suo potere derivava non dall’elezione dei principi tedeschi, ma dalla legittimità dinastica e dal diritto ereditario. Per questo motivo, ogni segno simbolico serviva a rafforzare la sua autorità e a rivendicare un’eredità che non era più formale, ma iconografica e ideologica.

In questo contesto, Milano rappresentava la chiave di volta del controllo imperiale sull’Italia settentrionale. La sua posizione era strategica per i commerci e garantiva un corridoio tra la Penisola e i domini asburgici del centro Europa

L’oro di Spagna

La seconda metà del Cinquecento fu un periodo d’oro per la Spagna, anche nel senso più letterale. I metalli preziosi provenienti dal Messico e dal Perù permisero alla monarchia di finanziare guerre, eserciti e, naturalmente, una fiorente attività monetaria.

Di conseguenza, Filippo II avviò un’importante riforma della monetazione, puntando su tagli aurei solidi e riconoscibili. Tra questi, le doppie, derivanti dal doblone castigliano, divennero un riferimento in molte zecche europee controllate dalla Spagna.

La doppia venne coniata in seguito alla riforma monetaria attuata nel 1537 sotto Carlo V, come multiplo dello scudo d’oro. Questa moneta raggiunse il Ducato di Milano e il Regno di Napoli nel 1548, momento in cui Carlo V fece coniare le prime Doppie Italiane, ed ebbe una notevole diffusione sotto Filippo II di Spagna.

La corona radiata di Filippo II

Sulla doppia milanese del 1578, Filippo II è raffigurato con la corazza e una corona radiata. Questo simbolo era già in uso nell’antica Roma, soprattutto nel III secolo, per distinguere gli imperatori con attributi divini o associati al Sole. Questo copricapo, particolarmente utilizzato durante il III secolo d.C. e associato a figure come Gallieno, Claudio il Gotico e Aureliano, esprimeva visivamente autorità imperiale e legittimazione divina.

Doppia milanese di Filippo II d'Asburgo, moneta d'oro del 1578

Doppia d’oro di Filippo II d’Asburgo (Ducato di Milano, 1578) – Peso: 6,65 gr; diametro: circa 27 mm

Filippo II, in pieno spirito controriformista, si presentò così come monarca eletto da Dio, ricollegandosi ai fasti di Roma ma anche alla missione cattolica universale della Spagna. La corona radiata comunicava un messaggio visivo potente: Filippo II non era solo un re, ma la luce dell’Impero, ordinato da Dio e destinato a guidare il mondo.

L’aquila e il biscione di Milano

Sul rovescio della doppia d’oro campeggia lo stemma araldico del Ducato di Milano, spesso accompagnato dall’aquila, uno dei simboli più antichi e universali del potere.

Fin dall’epoca romana, l’aquila imperiale rappresentava il dominio assoluto, il potere militare e la sovranità di Roma. Nella simbologia cristiana, l’aquila divenne anche luce, ritrovamento e salvezza, grazie alla sua associazione con la figura di Cristo.

Nell’araldica milanese, l’aquila sopravvisse come simbolo visconteo-sforzesco, ma nelle monete della dominazione spagnola assunse un nuovo significato di legittimazione imperiale del dominio asburgico. Affiancata al biscione visconteo, creava un’iconografia composita e perfettamente funzionale al messaggio della doppia: Filippo è duca di Milano per diritto di successione, ma anche per volontà divina.

In continuità con il passato milanese, sul rovescio compare anche il biscione, simbolo utilizzato a partire dall’XI secolo dai Visconti. Secondo la leggenda, mentre Bonifacio, signore di Pavia e marito della figlia del duca di Milano, combatteva contro i Saraceni, il figlio venne rapito e divorato da un enorme serpente. Al rientro dalla guerra, Bonifacio si mise sulle tracce del serpente e lo uccide facendogli vomitare il proprio figlio, miracolosamente vivo.

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