Nell’antica Roma i littori erano degli ufficiali subalterni al servizio del magistrato fornito di imperium. Marciavano davanti a lui, armati di fasci composti da 30 verghe e da una scure, e avevano il compito di proteggerlo e di rendere sicuro il percorso facendosi largo tra la folla. In epoca fascista, il titolo di littore veniva assegnato agli studenti universitari vincitori delle gare dei littoriali della cultura e dell’arte o dello sport. Rappresentava il futuro del regime.
Un giovane littore appariva sulla moneta d’oro da 100 lire emessa nel 1936, un omaggio numismatico alla nascita del nuovo impero coloniale. Simbolicamente, accompagnava il Regno d’Italia in una nuova fase che avrebbe dovuto proiettare il regime nel gotha delle grandi potenze internazionali.
«Levate in alto, o legionari, le insegne, il ferro e i cuori a salutare, dopo quindici secoli, la riapparizione dell’Impero sui colli fatali di Roma». Con queste parole, la sera del 9 maggio 1936 Benito Mussolini infervorò la folla, pochi giorni dopo la vittoria militare sull’Etiopia. Per la prima volta dalla presa di Addis Abeba, il duce pronunciò in pubblico la parola “impero” e lo fece richiamando i fasti dell’Antica Roma, già ampiamente presenti nell’iconografia del regime.
Con un discorso dal balcone di Palazzo Venezia, all’epoca quartier generale del Gran consiglio del fascismo, Mussolini anticipò Francia e Regno Unito, proclamando l’annessione dell’Etiopia e la nascita dell’Impero coloniale prima che queste due potenze potessero esprimersi a riguardo. Il re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia assunse il titolo di Imperatore d’Etiopia e, su decreto del Gran consiglio, Mussolini fu proclamato “fondatore dell’Impero“. In seguito, la Società delle Nazioni avrebbe revocato le sanzioni, precedentemente imposte per l’aggressione del regime fascista, e il Regno Unito avrebbe ritirato la sua flotta dal Mediterraneo. L’impero coloniale italiano veniva di fatto riconosciuto a livello internazionale.
Il giovane littore in marcia è raffigurato sul rovescio della moneta d’oro 100 lire Impero emessa in soli 812 esemplari nel 1936, insieme alla 50 lire Impero, per celebrare la nuova fase dell’Italia fascista. Il soggetto appoggia sulla spalla destra un fascio littorio con scure e sostiene con la mano sinistra una statua della vittoria, simbolo del trionfo militare in Etiopia. Sotto al littore compare lo stemma coronato di Casa Savoia, con intorno il valore. Sul diritto invece è effigiato il re Vittorio Emanuele III con testa nuda, circondato dal nuovo titolo di “Re e Imperatore“.
100 lire Impero (Italia, 1936) – Materiale: oro 900; peso: gr 8,80; diametro: mm 23,5
La stessa moneta fu riprodotta l’anno successivo, ma con peso e dimensioni ridotte (da 8,80 a 5,19 grammi e da 23,5 a 20,7 millimetri di diametro) per andare incontro alla parità aurea che era di 4,677 grammi di oro fino per ogni 100 lire di valore nominale. Fu questa l’ultima moneta d’oro emessa dal Regno d’Italia e dai re di Casa Savoia.
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