Nel Novecento la posta rappresentava un asset strategico, che in Italia, nei primi mesi del 1917, gli eventi bellici avevano messo in difficoltà. Infatti le vie di comunicazione, ferroviarie e marittime, figuravano fra gli obiettivi dei nemici. Quelle marittime, in particolare, risentivano dell’intensificarsi delle attività delle unità sottomarine tedesche di stanza nel Tirreno. Per questo motivo il ministro delle poste Luigi Fera dispose che un’apposita commissione scientifica, presieduta dal fisico Augusto Righi, studiasse una soluzione. Alla fine dei lavori l’ipotesi che gli esperti prospettarono al ministro era innovativa e temeraria: collegamenti aerei sperimentali fra le città più importanti (anche con la Sardegna). Si trattava di “uno speciale servizio postale aereo che risolverà i numerosi problemi inerenti al trasporto della corrispondenza”.
Le tratte su cui sperimentare i collegamenti furono Civitavecchia Terranova Pausania, Torino-Roma, Napoli-Palermo. Il ministero della Guerra, d’accordo con l’amministrazione postale, affidò alla Società anonima per costruzioni aeronautiche O. Pomilio & C. l’esperimento di posta aerea per la trata Torino-Roma-Torino. A differenza dei collegamenti con la Sardegna, per i quali la corrispondenza era contrassegnata da un timbro specifico, per l’inaugurazione del servizio fra Torino e Roma fu messo in produzione anche un francobollo speciale, destinato ad affrancare la corrispondenza trasportata in quella sola occasione.
L’esemplare fu individuato nell’espresso rosso da 25 centesimi (emesso nel 1903), su cui nell’Officina carte valori di Torino fu sovrastampata tipograficamente la dicitura esperimento posta aerea maggio 1917 Torino-Roma-Roma-Torino su tre righe e in inchiostro nero. Quel francobollo fu il primo che uno stato riservava al proprio servizio aeropostale, ma nessun decreto lo sancì ufficialmente.
Il volo era programmato per il 19 maggio 1917 da Torino e i francobolli furono messi in vendita tre giorni prima, contingentati: non se ne potevano acquistare più di tre. In città erano state installate speciali cassette postali per la corrispondenza in partenza con il volo. Il tempo era brutto e il raid venne posposto prima al 20, poi al 22.
L’aereo protagonista della trasvolata era la prima versione del Pomilio, un biplano biposto da ricognizione con motore Fiat da 200 cavalli. Il pilota era il tenente Mario De Bernardi, collaudatore della Pomilio e asso dell’aviazione che già nella prima guerra mondiale aveva volato in squadriglia con Francesco Baracca e ottenenuto due decorazioni al valor militare. Nel vano anteriore, riservato all’osservatore, trovarono posto 68 chili di posta, cento copie del quotidiano La Stampa e altrettante della Gazzetta del Popolo, sulle quali venne apposto un bollo in rosso per posta aerea.
L’aereo decollò alle 11.27 dal campo della Pomilio (oggi Aeritalia) e, dopo aver allungato per errore la rotta fino a Savona, atterrò a Centocelle alle 15.23, «atteso da una grande ed elegante folla – come riportava il cronista della Stampa – trattenuta da cordoni di carabinieri a piedi e a cavallo». Il volo, sempre disturbato dalla pioggia, era durato quattro ore. All’atterraggio il vento fece inclinare l’aereo, il carrello e l’elica si spezzarono. Pilota e carico rimasero incolumi: il sacco postale venne scaricato e la corrispondenza fu subito smistata. A Roma ricevettero la posta e lessero i giornali torinesi con otto ore di anticipo sulla normale tempistica. La sera stessa il pilota rientrò a Torino in treno, con l’aereo al seguito. Dopo le riparazioni, il 26 ci fu un nuovo decollo per Roma con scalo a Pisa.
Da Roma, il volo di ritorno partì il 27 maggio con 61 chili di posta nella stiva: 9.887 lettere, 5.513 cartoline per Torino, 395 invii per altre località. I romani avevano potuto acquistare fino a dieci francobolli a testa. Anche questa volta, il cattivo tempo giocò a sfavore e l’aereo atterrò in Liguria, sulla spiaggia di Lavagna, da dove ripartì il giorno dopo per Torino. «Da quando sono aviatore non mi è mai capitato di avere tanti giorni di pioggia torrenziale e continua come in quel maggio», ricordò il pilota Mario De Bernardi.
Il primo francobollo di posta aerea del mondo è stato italiano: l’amministrazione postale lo produsse, in fogli da 50 esemplari, messi in vendita il 16 maggio 1917, tre giorni prima del collegamento Torino – Roma – Torino. La vendita, limitata alle due città, seguiva un criterio di razionamento che prevede va l’acquisto di non più di tre esemplari a testa. Prima di questa emissione italiana, altri voli aerei e in pallone erano stati accompagnati da etichette e annulli, mai da una cartavalore postale appositamente emessa.
La posta imbarcata a bordo del Pomilio era affrancata con il primo francobollo di posta aerea, il 25 centesimi espresso rosso, sovrastampato con la dicitura “Esperimento posta aerea maggio 1917 Torino-Roma-Roma-Torino” e con l’effigie del re Vittorio Emanuele III.
La tariffa da 25 centesimi valeva per cartoline, postali o illustrate, e lettere primo porto. Tutti gli aerogrammi imbarcati, fra cui le cartoline allestite dal Circolo filatelico italiano di Torino e dalla ditta Pomilio, ricevettero i timbri di partenza e arrivo, ma non fu predisposto nessun annullamento speciale. Solo a esperimento concluso, si seppe che il carico postale trasportato era stato di 68 kg da Torino a Roma e di 61 kg da Roma a Torino.
I nostri negozi osservano nuovi orari di apertura.
Sabato e domenica chiusi.