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Falso di guerra, la satira viaggia su francobollo

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La Seconda Guerra Mondiale non si è combattuta solo con gli eserciti e le bombe. C’è stata un’altra guerra, silenziosa e invisibile, che ha visto come protagonisti spie, agenti segreti e francobolli. Avversari e oppositori politici stamparono diversi francobolli falsi per delegittimare i capi tedeschi e italiani.

Un esempio celebre fu il Falso di guerra, stampato dai servizi segreti britannici. Si trattava di un francobollo falso che riproponeva in chiave satirica un esemplare realmente emesso dal Regno d’Italia e voleva mettere in luce il fatto che la guerra voluta dal Führer tedesco coinvolse anche gli italiani non per convinzione ma per il timore che Mussolini aveva nel rompere l’alleanza con la Germania.

Il Patto d’Acciaio e l’Asse Roma-Berlino

Il 22 maggio 1939, i ministri degli esteri italiano e tedesco Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop stipularono a Berlino, nella cancelleria del Reich, il Patto d’Acciaio, un accordo di alleanza tra l’Italia fascista e la Germania nazista che, tra le altre cose, avrebbe li avrebbe vincolati a sostenere militarmente l’alleato in caso di conflitto, sia nel caso in cui quest’ultimo fosse stato attaccato, sia nel caso in cui avesse attaccato un paese terzo. Inoltre i due stati avrebbero dovuto firmare eventuali accordi di pace di comune accordo.

 

Questo patto saldò l’alleanza tra i due paesi, in contrapposizione a quella che si stava formando tra Francia e Gran Bretagna e, secondo quanto promesso da Hitler, avrebbe dovuto garantire il controllo dell’Italia sul bacino del Mediterraneo. Venivano così messe per iscritto le condizioni per l’Asse Roma-Berlino, un’intesa che era stata stipulata il 24 ottobre 1936 e annunciata qualche giorno dopo da Mussolini durante un discorso a Milano.

La firma del patto d'acciaio tra Italia e Germania

Firma del Patto d’Acciaio tra Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop (Berlino, 22 maggio 1939)

I francobolli di propaganda

In diverse occasioni, il regime fascista sfruttò i francobolli come mezzo di propaganda, grazie alla loro capacità di portare dei messaggi in modo capillare su tutto il territorio italiano, nelle colonie e al di fuori dei confini controllati dal Regno d’Italia. negli anni ’30 venivano raffigurati i simboli cari al regime e le eccellenze italiane del presente e del passato.

Tra le numerose serie di francobolli italiani del secondo conflitto Mondiale, una in particolare, la Fratellanza d’armi Asse Italo-Tedesco emessa nel 1941, aveva marcate caratteristiche e funzioni propagandistiche: il suo fine era diffondere e rafforzare l’immagine dell’alleanza tra l’Italia fascista e la Germania nazista. Nei primi tre valori, all’interno di una cornice che riportava l’aquila imperiale del Terzo Reich e il fascio littorio, furono raffigurati i profili di Hitler e Mussolini uno di fronte all’altro, con l’aggiunta della scritta “Due popoli, una guerra”. Negli altri tre valori mancano invece la cornice e la scritta, mentre sullo sfondo si vedono due soldati.

La serie era composta da 6 valori: 10 centesimi bruno, 20 centesimi arancio, 25 centesimi verde, 50 centesimi violetto, 75 centesimi rosso carminio e 1,25 lire azzurro.

Per questi francobolli  di propaganda, si rompeva una convenzione e per la prima volta venivano raffigurati dei personaggi viventi che non appartenevano a Casa Savoia. Inoltre, era anche la prima volta che veniva rappresentato un capo di stato  straniero.

Il Falso di guerra

In tempo di guerra tutto è permesso, anche servirsi dell’ampia diffusione dei francobolli per screditare il nemico, usando un’arma non convenzionale a scopo denigratorio sul fronte nazionale e internazionale. Così, durante il conflitto, furono stampate e diffuse da parte degli oppositori del regime alcune imitazioni propagandistiche, rapidamente distrutte per cui oggi molto rare e apprezzate dai collezionisti.

Francobollo di propaganda "Falso di guerra"

Francobolli 25 centesimi verde Falso di guerra e 25 centesimi verde Asse

Una di esse, forse la più riuscita, fu il Falso di guerra da 25 centesimi verde che, oltre a presentare la dicitura “Due popoli, un Führer” invece di quella ufficiale “Due popoli, una guerra”, con l’evidente scopo di svilire il ruolo di Mussolini nell’alleanza e di significare la totale subalternità italiana alla Germania, raffigurava il profilo del Duce intimorito davanti al ghigno arrogante dell’alleato.

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