Un forte senso del dovere e una spiccata attitudine al comando militare si accompagnavano nella figura di Lucio Vero ad una sfrenata passione per le feste. Sono queste le due facce dell’imperatore romano che governò dal 161 al 169 insieme al fratello Marco Aurelio. Apprezzato per le sue doti amministrative, dopo il dovere Lucio Vero non disdegnava il piacere: condusse infatti uno stile di vita lussuoso. Amante dei banchetti, era solito invitare musici e attori nella sua splendida villa romana per sfrenate feste che duravano fino all’alba.
L’indole edonista di Lucio Vero emerge anche in una delle varianti della moneta d’oro coniata durante il suo governo. Sul verso è rappresenta la personificazione femminile della Liberalitas con in mano l’abaco, antico strumento di calcolo, e una cornucopia ricolma di frutti, simbolo di abbondanza. La Liberalitas era per i romani una delle principali virtù imperiali, nonché una delle qualità più popolari dell’Imperatore. Attraverso gli atti di liberalità egli si assicurava il favore del popolo, così come faceva organizzando spettacoli, e dava in tal modo concretezza al detto popolare in base al quale il potere si esercitava concedendo panem et circenses, cioè cibo e spettacoli.
Invece, al recto il busto corazzato dell’Imperatore emerge dal fondo con accurato rilievo, ornato da una corona d’alloro e con il volto arricchito dalla barba ricciuta. Come nella vita, in questa moneta vengono rappresentate benissimo le due facce di Lucio Vero: il leader militare e l’imperatore amante delle feste.
Lucio Vero iniziò la sua carriera nella res publica come questore e salì al trono con il fratello d’adozione Marco Aurelio come co-Imperatore in quella che fu la prima diarchia dell’Impero Romano. A lui andò il comando militare che lo portò sul campo di battaglia contro i Parti e successivamente contro i Longobardi e gli Osii che stavano tentando un’invasione attraverso la frontiera del Danubio.
Rimase imperatore fino alla sua morte avvenuta nel 169. Proprio di ritorno da una di queste campagne militari, morì nei pressi di Aquileia per un infarto, ma alcuni storici sostengono che sia stato ucciso da un rivale tramite avvelenamento.
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