Una porta sormontata da tre torri di avvistamento è il soggetto rappresentato sul rovescio della moneta d’argento emessa tra il 305 e il 306 d.C. da Costanzo Cloro, all’epoca augusto, dopo l’abdicazione di Massimiano e Diocleziano, oltre che amministratore della diocesi romana di Gallia, Vienne, Spagna e Britannia. Erano gli anni della tetrarchia istituita da Diocleziano, che di fatto divideva l’Impero in quattro sezioni e lo rendeva più facile da controllare, di fronte alle rivolte che infiammavano le sue province. La porta era uno dei quattro accessi del castrum, l’accampamento fortificato dove erano di stanza le truppe romane nelle aree periferiche.
La moneta in oggetto risale proprio al periodo della seconda tetrarchia, quando nel settore occidentale Costanzo Cloro divenne augusto al posto di Massimiano, nominando cesare Severo II, e nel settore orientale Galerio divenne augusto al posto di Diocleziano, nominando cesare Daia. Alla morte di Costanzo Cloro, nel 306 d.C., il sistema andò in crisi. Il figlio illegittimo dell’imperatore defunto, Costantino, venne proclamato augusto dalle truppe in competizione con il legittimo erede, Severo. Nel frattempo, Massenzio, figlio di Massimiano, si fece acclamare dai pretoriani, ripristinando il principio dinastico. Ebbe inizio una guerra civile durata quasi un ventennio e terminata con la vittoria di Costantino.
Argenteo di Costanzo Cloro (305-306 d.C., Serdica) – Peso: 3,54 gr; diametro: 20 mm
Di stirpe probabilmente nobile, Costanzo, detto Cloro per il pallore della sua carnagione, nacque intorno al 250 d.C. in Dardania, una regione dei Balcani corrispondente a grandi linee all’attuale Macedonia del Nord. Dopo aver servito nell’esercito sotto gli imperatori Aureliano e Probo, nel 282 d.C. fu nominato governatore della Dalmazia dall’imperatore Caro. Entrato nell’entourage di Massimiano fu da questi chiamato al ruolo di Cesare nel 293 d.C., quando fu istituita la riforma tetrarchica voluta da Diocleziano e Massimiano stesso. Come sede del suo governo fu scelta Treviri, l’odierna Trier, con giurisdizione sulla Gallia, la Spagna e la Britannia, che fu da lui di fatto riconquistata nel 296 d.C. Mettendo a frutto il suo intuito e una grande abilità militare, per tutta la durata del suo governo riuscì a contenere la pressione delle tribù germaniche stanziate sulla riva destra del Reno e, nonostante l’editto del 303 d.C., con il quale Diocleziano mise al bando il cristianesimo, dimostrò grande tolleranza nei confronti dei cristiani, probabilmente per l’influenza di Elena, con la quale non è noto se contrasse matrimonio, ma che fu la madre di Costantino, il futuro grande imperatore.
Nel 305 d.C., quando Diocleziano e Massimiano si ritirarono dal potere, secondo le regole dell’istituzione tetrarchica, Costanzo divenne Augusto in occidente, al posto di Massimiano, ma dovette subire l’imposizione di Severo come Cesare, contrariamente alle sue attese che erano rivolte verso il figlio Costantino. Tuttavia nel 306 d.C., mentre affrontava una delle innumerevoli intrusioni delle tribù barbare in Britannia, Costanzo morì ad Eboracvm, l’odierna York, e le sue truppe proclamarono imperatore Costantino che lo aveva seguito in Britannia, dando inizio a lotte intestine che avrebbero reso instabili i governi delle successive tetrarchie. Costantino stesso volle che le ceneri del padre fossero traslate a Treviri e deposte in un mausoleo, di cui sembra essersi rinvenuta traccia durante una campagna di scavi archeologici compiuta nel 2003.
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