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Vetta d’Italia, forza e vigore in un oro di rara bellezza

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Vetta d'Italia, moneta d'oro

Forza e vigore sono gli elementi che emergono dal 100 lire Vetta d’Italia, bellissima moneta d’oro del 1925 che commemorava il 25° anniversario di regno di Vittorio Emanuele III e il 10° anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Questo esemplare venne prodotto in tiratura limitata per i collezionisti, ai quali fu venduto al prezzo di 400 lire, e non circolò mai come mezzo di pagamento. Era dunque una moneta bella e riservata a pochi, un oggetto di grande valore che incarnava l’irruente potenza dell’Italia esaltata dalla propaganda fascista.

La vittoria italiana nella Prima Guerra mondiale

La forza del Regio Esercito è rappresentata dalla dinamicità e dalla virilità della figura maschile nuda che domina il rovescio della moneta. Nella mano sinistra tiene la bandiera tricolore, che all’epoca includeva al centro lo stemma di Casa Savoia, e nella destra la statua della Vittoria. Allegoria del fante italiano, questa figura è immortalata nel pieno del suo movimento sprezzante e vigoroso. Il riferimento è alla vittoria nella Seconda guerra mondiale, considerata mutilata perché all’Italia non erano stati riconosciuti importanti territori reclamati in virtù di precedenti accordi segreti, ma che comunque aveva portato ad un’espansione territoriale.

100 lire Vetta d'Italia

Moneta d’oro 100 lire Vetta d’Italia (1925, Regno d’Italia) – Peso: 32,25 gr; diametro: 35 mm

La Vetta d’Italia, sulla quale poggia il ginocchio della figura maschile, è proprio il simbolo di queste nuove acquisizioni. È una montagna di 2.911 metri che svetta sulla valle Aurina ed è situata nelle alpi dello Zillertal, al confine tra la regione austriaca di Salisburgo e la provincia italiana dell’Alto Adige, e ancora oggi è considerata il punto più a nord d’Italia. Territorio a lungo conteso con l’Austria, già nel 1904 era stato inserito dall’alpinista Ettore Tolomei nel “Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige”, opera in cui traduceva la toponomastica sudtirolese autoctona definendone le forme italiane da adoperarsi per il territorio, una volta conquistato. in seguito alla vittoria nella Prima Guerra Mondiale, fu tra i territori annessi al Regno d’Italia.

Infine, viene simboleggiato il fascismo, rappresentato dal fascio littorio, che voleva incarnare gli stessi valori di forza e vigore attribuiti al maestoso fante italiano.

I 25 anni di regno di Vittorio Emanuele III

Nel 1925, Vittorio Emanuele III celebrava un quarto di secolo sul trono del regno d’Italia. Succeduto nel 1900 al padre Umberto I, assassinato da un anarchico, sposò subito la causa irredentista, abbandonando la Triplice Alleanza e avvicinandosi alle potenze dell’Intesa. Forte delle promesse del patto di Londra, fu lui a spingere verso l’intervento nella Prima Guerra Mondiale, nonostante una parte del Parlamento chiedesse la neutralità, decisione che gli valse il soprannome di “Re soldato”. Negli anni turbolenti che seguirono la fine della guerra, dovette assistere all’ascesa del fascismo e alla fine scese a patti con Mussolini.

Sul diritto della moneta viene riportata l’effigie di Vittorio Emanuele III, re d’Italia, rivolto verso sinistra. La testa nuda è ornata da un ramo di quercia che entra nella Corona Ferrea biforcandosi.

La moneta più bella del regno d’Italia

La moneta d’oro da 100 lire Vetta d’Italia venne coniata nel 1925 quando ormai si stava consolidando la dittatura fascista in Italia. Riservata ai collezionisti, doveva essere una maestosa e preziosa esaltazione della forza militare italiana e venne affidata all’estro del celebre scultore Aurelio Mistruzzi, scultore che si dedicò in prevalenza alla produzione monetaria per il Vaticano. In effetti, i rilievi delle raffigurazioni, molto superiori a quelli delle altre monete e alle possibilità tecnologiche delle macchine che la Zecca aveva a disposizione, la rendono una moneta di rara bellezza, ancora oggi considerata forse come la moneta più bella del Regno d’Italia.

Vale la pena notare la tecnica della sabbiatura, utilizzata per depositare un velo di patina opaca in grado di mascherare i difetti di battitura e di dare alle monete un aspetto gradevole e uniforme. Il risultato fu una moneta molto evocativa, bellissima e tendente alla perfezione.

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